Giancarlo Barbadoro, presidente della Ecospirituality Foundation, ci ha lasciato il 6 agosto 2019.
Viene a mancare un grande artista, un poeta, un guerriero, uno sciamano.
Nella sua vita ha sempre combattuto per i più deboli, dai Popoli indigeni agli animali, per i quali nutriva un grande amore.
Giancarlo è stato indubbiamente un visionario. Un viaggiatore del tempo, proveniente da un futuro che lui sognava, un futuro di pace e di fratellanza per tutti gli esseri viventi, che ha lasciato un segno indelebile in tutti coloro che hanno avuto l’occasione di conoscerlo o anche solo di incontrarlo.
Era poeta, musicista, giornalista, scrittore, ma soprattutto era un sognatore. E’ stato definito uno sciamano, secondo la descrizione con cui la tradizione druidica definisce gli sciamani, ossia un “ricercatore di infinito”. Creava intorno a sé un raggio vitale che non lasciava indifferenti, anche se lui stesso non se ne accorgeva, come un vento che spazza via le cose inutili per lasciare ciò che è reale.
E’ stato un grande attivista per i diritti degli animali, una causa che sentiva più di ogni altra poiché li riteneva gli esseri più sfortunati della Terra. E nutriva per essi un amore viscerale.
Era attivista anche per i diritti dei Popoli indigeni e per la salvaguardia delle loro tradizioni. Teorico dell’ecospiritualità, con esponenti di Comunità indigene di tutto il pianeta ha fondato la Ecospirituality Foundation per diffondere il concetto della filosofia ecospirituale, che egli riteneva potesse risolvere tutti i mali di una società malata, basata sull’antropocentrismo. Con la Ecospirituality Foundation si è schierato a fianco di molte Comunità native di tutti i continenti portando le loro istanze all’ONU di New York e Ginevra.
Ciò che lo ha segnato fin da giovanissimo, e che ha dato una svolta alla sua vita, è stato l’incontro con una comunità tradizionale autoctona delle valli piemontesi, attraverso cui si è accostato alla filosofia dello sciamanesimo druidico. Questo evento lo ha portato a dedicarsi alla scoperta delle tradizioni dei Nativi europei e a diffondere una cultura che riteneva ci fosse stata rubata, impedendoci di conoscere le nostre vere radici. I suoi rapporti con le Famiglie Celtiche lo hanno condotto verso altre realtà dello sciamanesimo druidico ed è stato in Bretagna, nel cuore della Foresta di Brocéliande, che è avvenuta la sua formazione nell’ambito della Nah-sinnar, la Musica del Vuoto, che lui eseguiva al flauto con una tecnica del tutto particolare con cui si ottengono particolari stati percettivi di coscienza e visioni sciamaniche.
Lascia un vuoto incolmabile che niente riuscirà a riempire.
Porteremo avanti il suo insegnamento e il suo sogno, quello di un mondo basato sulla fratellanza e l’armonia tra tutte le specie viventi, nel riferimento in Madre Terra.